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Nessuna responsabilità per le vittime del Covid i giudici archiviano anche l’ultima inchiesta

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Cadono le accuse per le Rsa Chiabrera e D’Azeglio. In Piemonte la pandemia ha fatto quasi 14 mila morti

di Federica Cravero

Non fu colpa di nessuno. Gli anziani morivano in solitudine nelle case di riposo, i pazienti si contagiavano negli ospedali, il personale sanitario si ammalava e faceva girare il virus di reparto in reparto, le direzioni sanitarie non riuscivano a isolare i positivi né riuscivano a distribuire mascherine e adeguate protezioni per arginare il dilagare del Covid.
Eppure non ci sarà alcun processo per provare a stabilire se ci siano persone responsabili di tutto ciò. Il tribunale di Torino ha archiviato infatti anche l’ultima inchiesta che la procura aveva aperto sui decessi durante le fasi più acute della pandemia, quella relativa alle Rsa Chiabrera e D’Azeglio che il gruppo Gheron aveva aperto poco prima dell’arrivo del Covid nei palazzi che un tempo erano stati la sede della Mutua Fiat.
In Piemonte la pandemia ha fatto quasi 14 mila morti e molti di loro erano ricoverati in strutture per anziani o si sono ammalati al lavoro, in ospedali, cliniche ed Rsa di tutta la regione. Dalle segnalazioni del Nas e dalle denunce dei parenti erano state aperte decine di inchieste in tutte le procure del Piemonte.
Ma a Torino nessuna arriverà in tribunale.
D’altra parte gli investigatori si erano trovati le armi spuntate dal provvedimento che, come una sorta di scudi penale, limitava la responsabilità penale dei sanitari durante l’emergenza solo nei casi di colpa grave. Archiviata l’inchiesta sulla Rsa San Giuseppe di Grugliasco, sull’epidemia alle Molinette…
E ora quella sulla Chiabrera e D’Azeglio.
Molti posti letto erano ancora vuoti nella primavera 2020 e i vertici del gruppo decisero di accettare l’invito della Regione ad accogliere nelle strutture private i pazienti dimessi dagli ospedali ma ancora positivi al Covid. Una misura pensata per liberare le corsie ospedaliere, che però finì per portare diversi casi di coronavirus e decine di morti nelle due case di riposo. «Dai, dai, dai, quest’anno facciamo il pieno», si scrivevano gli indagati in chat.
L’inchiesta penale coordinata dai pm Rossella Salvati e Giovanni Caspani fu sostenuta dalle denunce di decine di famiglie di deceduti e indagò per epidemia colposa e omicidio colposo 8 persone — difese tra gli altri da Alberto Mittone, Andrea Cianci e Giuseppe Zanalda — tra direttori e manager delle Rsa, oltre a chi all’interno della commissione di vigilanza aveva autorizzato quel trasferimento nonostante non ci fossero tutti i requisiti in regola.
«Il “fatto storico” è pacifico», scrive scrive il gip Pasquariello nell’archiviazione parlando del trasloco avvenuto a Pasqua, quando gli ospiti vennero «spostati dall’una all’altra struttura. All’interno delle erano presenti soggetti anziani, al momento non positivi al Covid19 (o comunque con positività non accertata).
All’esito di tali trasferimenti si sviluppavano una serie di focolai epidemici, con evoluzione in malattia severa che portava al decesso di un determinato numero di pazienti ». Il giudice usa parole dure e parla di «gestione dei trasferimenti abnorme e senza dubbio censurabile sotto il profilo della mancata adozione delle misure precauzionali minime». Ma questo non basta per portare avanti un processo, non dopo la riforma Cartabia poiché «i dati disponibili non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna». Una conclusione che tuttavia sembra contraddire una serie di considerazioni molto dure che il tribunale formula. Il gip parla di «assenza di uno screening di massa dei pazienti e del personale, mancato utilizzo dei dispositivi di protezione, mancata separazione dei pazienti positivi dai pazienti negativi, inadeguatezza delle attività di sanificazione dei locali, mancata separazione del personale impegnato nella cura dei pazienti positivi dal personale impegnato nella assistenza dei pazienti negativi, assenza di una adeguata formazione degli operatori». Ma quello che manca è il «nesso causale» tra le procedure adottate e le morti degli anziani.
Già una volta la procura aveva chiesto di archiviare il fascicolo e un gruppo di familiari si era opposto.
Ora però il pronunciamento del giudice ora chiude la partita penale.
La prossima mossa del pool di avvocati, composto tra gli altri da Mauro Molinengo, Alessandro Dimauro e Pier Paolo Berruti, «sarà di portare davanti al tribunale civile le conclusioni del gip».

la Repubblica – Torino Cronaca – 10 marzo 2023


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