Cadono le accuse per le Rsa Chiabrera e D’Azeglio. In Piemonte la pandemia ha fatto…
Morti nelle Rsa, la Procura risponde al gip: «Decida un collegio di periti»
LA PRIMA ONDATA DEL COVID
di Massimiliano Nerozzi
Avendo setacciato per mesi e mesi un’enorme mole di carte (250 cartelle sanitarie e 13 faldoni di documenti) senza poter dimostrare eventuali responsabilità per le morti da Covid nelle Rsa Chiabrera e D’Azeglio, non resta che una via, secondo la Procura: chiedere al gip Agostino Pasquariello di assumere la prova con la formula dell’incidente probatorio, ovvero di nominare un collegio peritale in grado di dimostrare quel nesso di causalità che, per i consulenti dell’accusa, non è invece sostenibile. L’atto — notificato ieri (19 luglio) ai difensori dei 12 indagati, tra cui gli avvocati Andrea Cianci, Alberto Mittone, Davide Richetta e Giuseppe Zanalda — è dunque la risposta dei pubblici ministeri Giovanni Caspani e Rossella Salvati alla richiesta del gip di svolgere nuove indagini, dopo l’opposizione all’archiviazione fatta dalle parti civili.
L’opposizione delle parti civili all’archiviazione
In particolare, il giudice aveva chiesto «se l’adozione delle condotte “salvifiche” mediante il rispetto delle regole cautelari imposte agli operatori avrebbe impedito la produzione dell’evento avverso». Ma, ad avviso della Procura, i consulenti nominati nell’ambito dell’inchiesta hanno già risposto «evidenziando l’impossibilità di determinare un nesso causale tra le condotte “salvifiche” da adottare, ovvero tra la violazione delle regole cautelari imposte agli operatori e gli eventi occorsi». Di più, la consulenza si sofferma anche sul disgraziato trasferimento degli ospiti tra le due cliniche: «I dati disponibili non consentono di accertare con il criterio della elevata probabilità logico razionale se i trasferimenti tra strutture in esame abbiano aggravato, complessivamente o singolarmente, il numero dei contagi avvenuti nelle Rsa o abbiano concorso nel determinismo dei decessi verificatisi». Dopodiché, l’articolata richiesta di archiviazione dei pm, che non aveva lesinato critiche di fondo alla gestione dell’emergenza, aveva anche tenuto conto della linea seguita in altre indagini dall’aggiunto Vincenzo Pacileo: la prima fase della pandemia fu caratterizzata da una grave carenza di dpi e di strumenti diagnostici, con conseguente criticità nella raccolta di dati clinico-epidemiologici.
Corriere della Sera – Cronaca di Torino – 20 luglio 2022