Cadono le accuse per le Rsa Chiabrera e D’Azeglio. In Piemonte la pandemia ha fatto…
Morte di Beau Solomon: si aggrava la posizione di Galioto
Non si è presentato in aula il clochard 44enne rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio preterintenzionale che ora diventa volontario: in un video della caduta in acqua, si vedrebbe l’imputato che lo spinge
di Giulio De Santis
«Gli ho detto “Vattene, sennò t’ammazzo”, ma così… retoricamente». Artificiosa o meno che fosse, la minaccia di Massimo Galioto viene udita anche dal personale dei locali sull’altra sponda del Tevere e risuona tre anni dopo nell’aula bunker di Rebibbia al processo per la morte di Beau Solomon, lo studente del Wisconsin sceso sul lungo fiume per recuperare il portafogli rubato nella sua prima serata romana e finito annegato dopo una lite.
Una svolta considerando che il 44enne clochard – arrestato nel luglio del 2016 per l’uccisione dello studente della John Cabot scomparso il 30 giugno di tre anni fa dopo essere finito nel Tevere – è stato rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Il video che riprende a distanza il 19enne mentre precipita dalla banchina non è nitido -le riprese avvengono da un sistema di sicurezza puntato sotto Ponte Garibaldi.
La vicenda complessa
E contraddittorie sono le versioni degli altri punkabbestia presenti sotto ponte Garibaldi la notte del 30 giugno 2016. Scivolato per sfuggire al cane di Galioto che gli abbaiava contro, spinto involontariamente, caduto perché ubriaco. Il rimpallo di ipotesi ha condizionato anche il ping-pong delle imputazioni a carico del 44enne, assistito dall’avocato Michele Vincelli. Finché ora, quando manca solo la sentenza, il pm Gennaro Varone ha riformulato l’accusa da omicidio preterintenzionale a volontario (com’era in origine). Determinanti, tra le altre cose, le testimonianze inedite ascoltate in aula e l’esame dello stesso Galioto. Che, tra reticenze sul ruolo avuto, spiegazioni deboli sul mancato salvataggio («volevo tuffarmi, mi hanno fermato») e altri «equivoci» non chiariti, ha complicato la sua posizione. Perché in commissariato la sua ragazza gli diceva di confessare? «È una ragazza molto facile quando si parla di stupefacenti». E il senso di quella minaccia? «Una frase che m’è uscita appena sveglio. Sotto il ponte ci sta la peggio gente, ma con una frase intimidatoria bene o male se ne vanno». Infine il cane. L’avvocato di parte civile, Giuseppe Zanalda, produce il disegno della scena fatto da Galioto al momento dell’arresto, nel quale l’animale è sciolto e si scaglia sul ragazzo. «No, era legato», dice ora l’imputato.
Incastrato dalla fidanzata
Galioto era tornato libero nel dicembre del 2016 dopo la decisione del gip Maria Agrimi di scarcerarlo. Ora un passo indietro indispensabile per capire una vicenda complessa nella ricostruzione di quanto accaduto tre anni fa. Dall’inizio infatti si sono susseguiti i colpi di scena in questo giallo tutt’altro che lineare. Va premesso infatti che l’ultima svolta non è in assoluto una novità. L’accusa originaria contestata a Galioto – difeso dall’avvocato Michele Vincelli- è stata fin da subito l’omicidio volontario. A incastrarlo la sua ex fidanzata, Alessia Pennacchioli, che subito dopo la tragedia racconta agli inquirenti di aver visto il compagno spingere in acqua lo studente americano, sceso sulla banchina del Tevere alla ricerca del portafogli. . Tuttavia nel corso delle indagini la certezza della colpevolezza di Galioto viene messa in discussione. L’accusa muta in preterintenzionale dopo la riconfigurazione del reato da parte del tribunale del riesame che ritiene insufficienti i riscontri per valutare «la precipitazione in acqua e l’annegamento come sviluppi prevedibili della condotta di Galioto». Ma soprattutto a mettere in dubbio la responsabilità del senzatetto è il gip che scarcera il 2 dicembre del 2016 Galioto proprio per inattendibilità del testimone d’accusa, Alessia Pennacchioli. Secondo il giudice, la donna quella notte è in stato confusionale per aver assunto psicofarmaci che, sommati a una miopia accentuata e agli occhiali rotti, rendono la sua deposizione «lacunosa e non sempre coerente». Ora la nuova (ennesima) svolta.
6 marzo 2019 | 10:59
di Giulio De Santis
https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/19_marzo_06/morte-beau-solomon-video-aggrava-posizione-galioto-fc719cb0-3ff1-11e9-bb83-aca868a1eb53.shtml